Indignazione ovunque – un dossier del Courrier International questa settimana

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"L’indignazione sarà di tutti i tempi", avvertiva Albert Camus nella prefazione a La Spagna libera (1946). Di tutti i tempi e di tutti i continenti. In Portogallo, dove di fronte ai misfatti del rigore la rabbia popolare scorre. In Cina, dove uomini e donne invaghiti della libertà osano prendersela con l’onnipotente macchina del regime. In Messico, in Tunisia, in Senegal, in Irlanda, in India, in Cambogia, ovunque l’indignazione trova nuovi portavoce, cantori della libertà, eroi hesseliani per il loro rifiuto di rassegnarsi.

Il Courrier International (www.courrierinternational.com) dedica questa settimana un dossier speciale a questi anonimi del mondo intero, cittadini e resistenti. Per loro l’indignazione è una condizione, una rivolta, una speranza. Alcuni non ci vedranno che compassione, emozione, sfogo. Questo è fraintendere la nobiltà dell’indignazione, la prova lampante che ci possa essere solidarietà tra gli uomini. Per strada o su Twitter, nelle aule di tribunale o nelle urne, l’indignazione resta “quel grido spontaneo di una coscienza oltraggiata dallo scandalo” di cui parlava Georges Bernanos.

Potrebbe non basta a cambiare il mondo; potrebbe perdersi nel populismo o, ancora, limitarsi ad un fuoco di paglia che riscaldi qualche coscienza a posto. Ma senza l’indignazione il mondo scivolerebbe nell’abbandono. Stéphane Hessel ci ha lasciati il 27 febbraio. Un secolo prima, quasi lo stesso giorno, nasceva a Chicago una bambina che avrebbe cambiato la vita dei Neri americani. Si chiamava Rosa Parks e, il 1° dicembre 1955 a Montgomery (Alabama) si rifiutò di cedere il posto sull’autobus a un passeggero bianco. Anche lei era un’indignata.

(tr.it. Angelo Mazzei)

Nota di Redazione della Gazzetta, nel dossier speciale si parla ampiamente del “fenomeno” Cinque Stelle

http://www.courrierinternational.com/article/2013/03/07/l-indignation-partout

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