See on Scoop.it – Gazzetta Elbana
ALTRA POESIA DEI DONI
di Jorge Luis Borges
Bisogna che ringrazi il divino Labirinto degli effetti e delle cause
Per la diversità delle creature che formano questo singolare universo,
Per la ragione, che non cesserà di sognare con una mappa del labirinto,
Per il volto di Elena e la perseveranza di Ulisse,
Per l’amore, che ci lascia vedere gli altri come li vede la divinità,
Per il duro granito e l’acqua fluida,
Per l’algebra, palazzo di cristalli precisi,
Per le mistiche monete di Angelo Silesio,
Per Spinoza, che forse decifrò l’universo,
Per il fuoco folgorante,
Che nessun essere umano può guardar senza un’antica meraviglia,
Per il castagno, il ciliegio e il rosmarino,
Per il pane e il sale,
Per il mistero della rosa, che prodiga colore ma non lo vede,
Per certe vigilie e giornate del 1799,
Per i duri butteri che nella Maremma accompagnano le bestie e l’alba,
Per la mattina al Maciarello,
Per l’arte dell’amicizia,
Per l’ultimo giorno di Socrate,
Per le parole che in un tramonto si dissero da una croce all’altra croce.
Per quel sogno dell’Islam che abbracciò mille notti e una notte,
Per quell’altro sogno dell’inferno,
Della torre del fuoco che purifica,
E delle sfere gloriose,
Per Swedenborg, che chiacchierava con gli angeli per le vie di Londra,
Per i corsi d’acqua segreti e immemorabili che mi scorrono dentro,
Per la lingua che, secoli or sono, parlai in Etruria,
Per la spada e l’arpa dei longobardi,
Per il mare, che è un deserto risplendente
E una serie di cose che non sappiamo,
E un epitaffio dei rinaldoni,
Per la musica verbale della Toscana,
Per la musica verbale della Corsica,
Per il ferro, che riluce in questi versi,
Per l’epico inverno,
Per il nome di un libro che non ho letto: Gesta Romanorum
Per Pietro Gori, innocente come i passerotti,
Per il prisma di cristallo e il peso d’ottone di un’antica bilancia,
Per le spine del riccio,
Per le alte mura di Portoferraio e i merletti dell’isola di Pianosa
Per il mattino a Sansone,
Per quell’elbano di quella poesia delle Lettere Migratorie
Il cui nome, come forse avrebbe voluto, ignoriamo,
Per Ovidio e Lucano, di Cordova,
Che prima dell’italiano scrissero
Tutta la letteratura italiana,
Per i geometrici e bizzarri scacchi,
Per la Tartaroccia di Polesi e la Borea di Galli,
Per Adamo ed Eva, che rinascono dagli scalpelli di Gobbo e Crestale,
Per lo Spirito dei Boschi di Lunisio,
Per il Coccosauro, che era troppo brutto,
Per il Seme di Pino Fabbri, che è la vita che viene,
Per l’odore medicinale delle ginestre,
Per il linguaggio, che può simulare la saggezza,
Per l’oblio, che annulla o modifica il passato,
Per l’abitudine, che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
Per la mattina, che ci regala l’illusione di un inizio
Per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
Per il valore e la felicità degli altri,
Per quest’isola, sentita nel salmastro o in una vecchia zappa,
Per Brignetti e Sestini, che già scrissero la poesia,
Per il fatto che la poesia è inesauribile
E si confonde con la somma delle creature come arte in natura
E non arriverà mai all’ultimo verso
E varia a seconda degli uomini,
Per Giuseppe Pietri, che chetò l’acqua,
Per Giuseppe Cacciò, che la valorizzò,
Per Gaspare Barbiellini-Amidei e il letto di Coppedè
Per Oreste del Buono e il letto di Coppedè di suo nonno Pilade della Piaggia sul quale fu concepito a Poggio tra puttini e puttoni durante la Marcia su Roma, e sul quale tornò a sdraiarsi settant’anni dopo nella casa di Campo lasciatagli dallo zio Teseo, mentre aspettava di dimagrire abbastanza per trovare spazio nella tomba di famiglia,
Per i minuti che precedono il sonno,
Per il sonno e la morte, questi due tesori occulti,
Per gli intimi doni che non elenco,
Per la musica, misteriosa forma del tempo,
Per l’arte, misteriosa forma dello spazio
[Riscritta da Angelo Mazzei il 29 aprile 2012]