See on Scoop.it – Gazzetta Elbana
La notizia di una campagna di scavo all’Elba, per di più effettuata da un team di tutto rispetto, è positiva per l’isola e per chi ama la sua storia. San Giovanni è una delle mille aree archeologiche dell’Elba da scavare, anche se, a mio avviso, non fra le più importanti. Ma il problema vero è un altro: laddove i simboli del nostro passato (Volterraio, Castello del Giove, Monte Castello di Procchio, ecc.) sono in uno stato di abbandono pauroso e stanno cadendo a pezzi, è giusto riversare quattrini verso reperti che, ammesso che ci siano, sottoterra non corrono nessun pericolo e possono tranquillamente aspettare tempi migliori ? Non sarebbe meglio per l’Elba, per la sua immagine, per il suo turismo, per la sua ‘cultura’, se gli sforzi economici venissero concentrati a favore del consolidamento e del restauro dei nostri gioielli architettonici che stanno per morire? Non mi si venga a dire che si tratta di imprese impossibili. E’ una litania che è stata proposta troppe volte, e non corrisponde a verità. Ricordiamoci lo stato pietoso in cui versava la Torre di S. Giovanni sopra S. Piero. Anche in quel caso si andava blaterando che il suo stato di estremo degrado impediva interventi di risanamento. Ebbene: è stato sufficiente il connubio fra un campese innamorato della nostra storia (Giorgio Giusti) e un restauratore di grande professionalità (arch. Massimo Ricci) per fare in modo che la Torre pisana ritornasse, come si suol dire, all’antico splendore e potesse essere ammirata da migliaia di elbani e di turisti.
In conclusione: perché per il momento non lasciamo da parte scavi e scavetti che, per dare risultati di rilievo, non possono che essere pluriennali e piuttosto costosi? Vorrei ricordare, per inciso, che lo scavo della fortezza etrusca di S. Martino (Comune di Portoferraio) si è protratto per più di un decennio. Perché, invece di creare rivoli e rivoletti di spesa, non coalizziamo le forze istituzionali (Comuni, Parco, ecc.), civiche (Fabrizio Prianti, Marcello Camici, Alberto Nannoni e una miriade di altri cittadini), professionali (per esempio: prof. Alberto Centauro, docente di restauro, Università di Firenze) per ridare dignità e vita al Volterraio, monumento che è nel cuore di tutti? E’ evidente che le difficoltà per il restauro del Volterraio sono di gran lunga superiori a quelle incontrate per la Torre di S. Giovanni, ma quando volontà e amore si uniscono sul serio, nessun ostacolo è insormontabile.
Michelangelo Zecchini
fonte: www.camminando.org di Fabrizio Prianti