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A chi tocca la Peppa?
L’accordo sul debito spagnolo può alleviare la pressione finanziaria sul paese a breve termine, ma non può certo ridurre l’onere del debito. E questo è un tema persistente della crisi, nella maggior parte dei paesi non vi è stata nessuna sorta di ‘disindebitamento’. Invece di cancellare il debito, abbiamo solo mischiato le carte, prima spostandolo dai proprietari di immobili alle banche, quindi dalle banche ai governi, e infine dai governi più deboli a quelli più forti.
E’ un po’ come il gioco della Peppa, dove perde chi si becca la regina di picche, mentre ognuno di noi cerca di affibbiare la carta a qualcun altro. Perché non cancelliamo completamente il debito? Eppure in passato è accaduto, dopo la guerra, o col perdono del debito del terzo mondo.
La situazione oggi è una crisi del debito di paesi sviluppati, qualcosa di difficile da cancellare. Potremmo forse permetterci il default della Grecia, ma non saremmo in grado di sostenere il fallimento di Spagna o Italia.
Per tornare alla metafora delle carte – abbiamo un mazzo con una decina di Peppe invece che una sola.
Ma se anche si pensasse a un perdono generale, chi si accollerebbe il peso di questa grazia? Non sarebbero certo i grandi capitalisti a pagare, ma i contribuenti delle altre nazioni, in maniera trasparente o celata. Gli stati stanno chiaramente dietro alla BCE, i vari fondi di salvataggio e il FMI. E se la maggior parte del resto del debito è detenuto da banche, assicurazioni e fondi pensionistici, allora ogni duro colpo ai loro bilanci potrà essere riparato dai contribuenti.
Ecco perché questo problema è così devastante. Non c’è una soluzione indolore alla crisi del debito, non possiamo far altro che discutere su come vada distribuito il dolore che ne deriva. A chi tocca la Peppa?
di Button Wood (tr.it. di Angelo Mazzei)